Come sempre in questo tipo d’incontri, soprattutto nelle
fasi iniziali si è visto un po’ di tutto: questioni un po’ risapute e qualche sintesi
un po’ troppo veloce, piccole promozioni del proprio lavoro nel chiedersi sinceramente
che cosa poter offrire alla nuova avventura, nonché l’emozione di tanti anche
solo di vivere “dal di dentro” un avvenimento a suo modo storico. Tra gli oltre
150 partecipanti poco più di un terzo ha reso visibile il proprio volto e
nominativo: tutto sommato prevedibile, compresi gli inevitabili curiosi e infiltrati,
come la solita Guia Soncini e il suo gusto di sbirciare per poi raccontare con gli usuali birignao (ce ne faremo una ragione).
Nell’introduzione Stefano Feltri presenta Serena Vitale (la
primissima assunta dall’Editoriale Domani) in collegamento con Daniele Erler alla
guida tecnica dell’incontro e dopo pochi minuti già con cento abbonati connessi
inizia la riunione («Sono appena arrivato dagli Stati Uniti e non sopporto il
quarto d’ora accademico»). Il direttore racconta molto brevemente la propria
esperienza, di ritorno con il collegato Simone Cavallaro dallo Stigler Center
dell’Università di Chicago dall’agosto scorso (dov’era andato dopo 10 anni al Fatto), per ricevere lo scorso 25 aprile la chiamata di Carlo De Benedetti che ha creato una S.p.A. come unico socio senza più altri interessi e una
Fondazione guardando ai tempi lunghi, così da mantenere
indipendenza: una “terza via” rispetto agli editori “impuri” e ai giornali di
proprietà dei giornalisti che sono finora le due strade percorse in Italia.
Come annunciato più volte, Domani sarà un giornale web (in versione “free” per tutti con
notizie light su tutto e “premium” integrale per abbonati) e soltanto in
seguito cartaceo compreso nell’abbonamento («con ciò che è interessante leggere
su carta»), che sarà chiuso «tra le ore 17 e le 19 senza l’assillo delle ultime
notizie che tanto andranno sul sito, perché scegliamo noi i nostri tempi e la nostra
agenda» e a Milano e Roma potrebbe riuscire a essere consegnato a casa o a edicole di riferimento. La particolarità saranno le inchieste più richieste dai lettori, approvate
dalla redazione e su cui poi raccolgono i soldi «per evitare le “furbate” di chi
vorrebbe un’indagine sul vicino di casa»: a questo l’editore raddoppia il
budget («per non andare a scrocco») e si discute con meeting separati sulle 4 aree
principali (Ambiente, Lavoro, Salute, Disuguaglianze), così da non sprecare
risorse e scrivere di argomenti che interessano davvero.
Dopo la mezz’ora d’introduzione, si dà spazio a un’ora e
mezza di domande, con interventi in video e la chat che scorre a lato in cui si
aggiungono altri dettagli: il giornale non avrà distinzioni in sezioni «perché
ingabbiano» ma semmai una scansione in Fatti (le spiegazioni sul tema del
giorno), Analisi (non molto praticate in Italia per approfondire capire cos’è
successo), Idee (fornendo ispirazioni in quel che negli USA chiamano “food for
thoughts”). Feltri specifica che «Non faremo pezzi specifici ma grosse storie
locali da trattare come nazionali», così come lo sport sarà raccontato attraverso
storie accattivanti in grado di interessare tutti (qualcuno cita Sfide di Rai 3 che è un buon esempio). Inoltre
«Cercheremo di avere una piattaforma integrata che possa raccogliere i social e
proporre inchieste e lezioni ad esempio su Instagram, che finalmente anche in Italia
ha dimostrato che c’è spazio al di là del mero intrattenimento». Si pensa anche
a un’app e a un podcast di news da 20 minuti (che Oltreoceano raccolgono anche milioni di ascoltatori
ma da noi fanno pochi ricavi, con rassegne stampa che durano almeno un’ora), nell’ottica
di «provare tutto, ma tutto dev’essere sostenibile».
Nella quindicina d’interventi totali – un sondaggio anonimo dà
un 12% collegato dall’estero, un 49% che s’informa soprattutto dallo smartphone,
un 42% interessato all’area Disuguaglianze e al 24% la fiducia nel direttore nella
scelta determinante di abbonarsi – si alternano un giornalista in pensione secondo
cui oggi (come sempre, del resto) «Serve identificarsi oltre che informarsi» (e
Feltri approva: «I giornali sono un modo per una narrazione condivisa») e una ricercatrice
all’estero da 11 anni che vuole «un giornale costruttivo e non di frustrazione»,
oltre ad altre rivelazioni del direttore: «Stiamo cercando un modo di offrire il
giornale gratis ai più giovani, avremo un’editorialista di 21 anni e uno
stagista che è collegato e ha 22 anni».
Prima dei saluti una frase di Feltri riassume la scelta obbligata,
ma anche un’opportunità che molti attendevano: «Non faremo tutto, all’inizio
solo poche cose ma buone, poi si vedrà». Subito dopo, notiamo (e ritwittiamo) un
bel tweet che dice molto se non tutto:
@StefanoFeltri @domanigiornale Dal parrucchiere. Appuntamento preso precentemente. Tra mascherina, occhiali da vista e auricolari sono riuscita a seguire il dibattito comunque🤓 Così, tanto per alleggerire un po’... Alla prossima! pic.twitter.com/QUpf0In2IK
— francesca m. bersani (@framabersani) June 13, 2020
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