martedì 30 giugno 2020

Alla vigilia del trasloco

Oggi è l’ultimo giorno di giugno e della redazione “a distanza” di Domani, mentre proseguono i preparativi allo sbarco effettivo e all’ingresso effettivo nella nuova sede in via Barberini 86 a Roma, un po’ lontano la piazza omonima con la fontana (e il Tritone) del Bernini e in pratica già a Largo di Santa Susanna di fronte a Palazzo Canevari (peraltro uno dei musei geologici più prestigiosi al mondo, scandalosamente chiuso da ben 25 anni per una delle tante storie avvilenti su come sprechiamo il nostro “petrolio nazionale” della ricchezza culturale come nessun altro Paese al mondo) sulle cui impalcature staziona il cartello «Stiamo lavorando alla sede del Fondo Nazionale Innovazione»...

Ieri sera, poco dopo le ore 22, sui social ufficiali Domani ha pensato di festeggiare coinvolgendo i lettori in una richiesta singolare: «Secondo voi che colonna sonora dovrebbe avere un giornale che nasce? Suggeriteci le canzoni, poi faremo una playlist da ascoltare in redazione (e da condividere con voi)», gratificando di una citazione esplicita il diretòr e perfino anche noi di Pazzo Per Domani... a cui abbiamo risposto a tambur battente:

Interessanti tante altre risposte, fra cui Badlands di Springsteen, Potere alla parola di Frankie, A muso duro di Bertoli, New kid in town degli Eagles, Perfect Day di Lou Reed, New year’s day degli U2 e La libertà di Gaber... comprese molte scelte rese ancor più accattivanti dei relativi commenti e motivazioni, che vi consigliamo di leggere direttamente su Facebook, Twitter e Instagram.

Stamattina è poi arrivata una nuova newsletter, che ha per la prima volta ospitato la lettera di un lettore «che sembra quasi un manifesto di come vanno raccontati i grandi temi, globali e locali, che Domani ha scelto come sue priorità. Domani sarà un prodotto della nostra redazione e dei nostri collaboratori, certo, ma per essere davvero interessante e utile a questo Paese dovrà attingere attingere alle vostre esperienze, alle vostre idee, alle competenze e all’intelligenza collettiva che soltanto una comunità di lettori attivi e partecipi può produrre».

Il diretòr segnala ache una (peraltro inevitabile) evoluzione: «Da questa settimana la newsletter si evolve. Non sarò più soltanto io a firmarne i contenuti: ci saranno i nostri primi giornalisti, e poi scoprirete alcuni dei futuri editorialisti di Domani, ospiteremo anche interventi esterni di esperti o di lettori attenti che vogliono essere parte del nostro progetto».

Significativo infine un incipit di un articolo di Internazionale, twittato e “scippato” anche da Daniele Erler aggiungendo «Domani è un grande giorno per Domani»:

lunedì 29 giugno 2020

Social, abbiamo un problema

Inizio settimana con la consueta nuova puntata della newsletter, dedicata ai social media: «Come ogni giornale che nasce, anche noi di Domani abbiamo iniziato ad aprire le pagine sui social network: Twitter, Facebook, Instagram. Un gesto quasi automatico, inevitabile. Ma poiché arriviamo ultimi, dopo oltre un decennio di tentativi e fallimenti di integrare il settore dei media in questo contesto, abbiamo almeno il vantaggio della consapevolezza». Naturalmente il diretòr si concentra sul social più importante: «Oggi parliamo di Facebook, ma il discorso non è molto diverso per Google o Amazon. Twitter è un caso a parte, ma ci torneremo».

Da segnalare anche la conclusione, con un dettaglio che abbiamo subito rilanciato sul nostro account Twitter, vedendocelo poi ritwittato con commento da Daniele Erler, che sentitamente ringraziamo:

sabato 27 giugno 2020

Due mesi dopo

Dopo le recenti apparizioni tv, si segnala un po’ di calma (apparente) a due mesi da quel «Ci sto pensando seriamente. E ricevo messaggi incoraggianti» di Carlo De Benedetti a Il Foglio su un suo nuovo giornale, mentre in questo blog trovate riassunto tutto quanto è successo (e quanto si sa) fino a oggi, segnaliamo un paio di curiosità emerse su Twitter.

A un lettore che twittava «Quante belle aspettative per il giornale di Stefano Feltri si leggono qui. Se riuscirà a soddisfarne la metà, ha già vinto tutto», l’account ufficiale ha risposto: «Ci proveremo! Anche più della metà! Intanto grazie, stiamo costruendo un giornale anche prendendo spunto dalle aspettative che leggiamo qui (e altrove)».

Poi il diretòr ha risposto di persona «Promesso!» a una curiosa richiesta di non fare «come Repubblica che si attacca alla procedura più difficile del mondo per la disdetta dell’abbonamento. Spero che il tuo sia un giornale moderno anche per questo».

Oggi poi Giovanni Valentini (storico ex direttore de LEuropeo e LEspresso) nella sua rubrica settimanale sul Fatto Quotidiano ha ragionato con la consueta lucidità sulla censura denunciata in tv da De Benedetti, allargando lo sguardo all’intero panorama italiano:

Stamattina si è infine parlato un po’ di Domani anche all’inizio del sempre gustoso appuntamento con “I giornali spiegati bene” da Luca Sofri e Francesco Costa, sempre a causa di quellintervista mai pubblicata.

E per chiudere con un piccolo extra per il weekend, niente di meglio che rifarsi un po gli occhi con un’altra foto dal profilo Instagram di Daniele Erler, con la splendida Fontana dei Quattro Fiumi a Roma, ancora in Piazza Navona:

venerdì 26 giugno 2020

Domani & Draghi, ma non è un fantasy

Oggi nuova newsletter del diretòr (dedicata alle varie ipotesi “italiane” su Mario Draghi) e inattesa uscita – a Milano, da domani in tutt’Italia – sul doppio numero estivo di Prima Comunicazione, con intervista di copertina da 4 pagine a Carlo De Benedetti (dopo un’ora e mezza su Zoom, «a patto che non si parli del rapporto con i suoi figli e di GEDI»), più altre 2 pagine sul “cantiere” di Domani con interviste a Luigi Zanda e Stefano Feltri. Oltre a quanto già noto, scopriamo che il cartaceo avrà «da 12 a 16 pagine sette giorni su sette» e la conferma che sul web «le inchieste e gli approfondimenti rientreranno in quattro macro aree (a pagamento tutte insieme o ciascuna): ambiente, disuguaglianze, lavoro e salute», con 15 giornalisti in redazione e già quasi 5 mila abbonati. L’Ingegnere ha rivelato fra l’altro:

Niente male per un progetto messo in piedi «da remoto, mentre era in barca nel Mar dei Caraibi, dalle parti di Miami», come nota l’intervistatrice (condirettore di Prima) Alessandra Ravetta. «Con Feltri e con altri giornalisti, che sono entrati nella squadra, ho sempre parlato via Zoom. Sono molto cauto rispetto al virus», ha aggiunto l’imprenditore.

Nel pezzo di Claudio Sonzogno sulla nuova avventura editoriale, il senatore Zanda racconta in particolare di «un’altra sponda di rigore e qualità» per il giornale e la Fondazione che lo guiderà dopo i primi due anni, avendo aperto una procedura per far acquistare all’Editoriale Domani una quota dell’Istituto Treccani, oltre a quella già realizzata di «una quota della casa editrice di grande prestigio come Skira» (nelle pagine iniziali con i “Fatti del Mese” si dice che la partecipazione è del 15%, con il redivivo Massimo Moratti al 7,5%). Scopriamo anche che nel flusso quotidiano di notizie sul sito, «alcune saranno pubblicate anche in inglese, per contribuire alla conoscenza dellItalia allestero», mentre è già stata trovata la sede della redazione «in centro a Roma vicino a piazza Barberini». Per la cronaca, una settimana fa il profilo Instagram di Daniele Erler riportava uno scatto con la chiesa di SantAgnese in Agone a Piazza Navona (che sta dalla parte opposta, rispetto a Camera e Senato) con il laconico commento: «La strada per andare al lavoro».

In «un confronto asciutto ed essenziale. Proprio come vorrebbe essere il suo Domani» con Sonzogno, tra laltro Stefano Feltri confessa di sperare presto di poter contare anche sull’apporto di Selvaggia Lucarelli (che per ora resta al Fatto Quotidiano anche per un nuovo progetto televisivo) come di Lucia Annunziata (che De Benedetti dice «pensava a lui come suo erede all’Huffington Post»), con alcune considerazioni ulteriori:

In realtà sul mensile, disponibile anche in digitale (chiuso in tipografia il 22 giugno), gli articoli interessanti sono molti: un acquisto pressoché obbligato... da Domani per i non milanesi.

giovedì 25 giugno 2020

Non un bel clima, ma si può migliorare

Dopo esser tornato a Omnibus per discutere di attualità e aver omaggiato in un tweet i colleghi de Il Sole 24 Ore per la loro reazione alla censura dell’intervista a Carlo De Benedetti segnalata a Lilli Gruber la sera prima, stamattina il diretòr ha inviato una nuova newsletter dedicata questa volta alla catastrofe climatica e al punto più sottovalutato della questione: il fatto che non si può tornare indietro, e con proporzioni allarmanti («una tonnellata di metano svanisce nell’arco di un decennio, una tonnellata di CO2 resiste per secoli»).

L’occasione è in particolare ancora una volta propizia per spiegare come sarà Domani: «il nostro giornale sarà la mascherina scomoda da indossare quando ancora non vi sembra necessario. Vi racconteremo la catastrofe climatica in un modo che non vi piacerà, perché la tratteremo come un problema immediato, urgente quanto altri che oggi sono in cima all’agenda della politica tipo il lavoro, la cassa integrazione, le tasse. È l’unico modo sensato di affrontare questo problema che abbiamo ignorato troppo a lungo». 

Intanto in edicola Italia Oggi fa il punto sulla carta stampata che “seduce il web”, per lo sbarco in edicola di supplementi cartacei a Linkiesta e Wired, scrivendo in chiusura che Domani «verrà declinato con un formato broadsheet» (vale a dire il classico “lenzuolo” da 43 x 59 cm e dintorni, in cui in Italia ancora escono Il Sole 24 Ore e Il Foglio tra i pochi altri), aggiungendo subito dopo: «La tiratura stimata è sopra le 70 mila copie» e, come abbiamo raccontato nel nostro reportage esclusivo della prima riunione su Zoom con oltre 150 fra gli abbonati Fondatori, «lungo lo sfoglio di lettura, l’ipotesi di ripartizione degli argomenti prevede sostanzialmente una suddivisione delle pagine in tre macro-aree: Fatti, Analisi e Idee».


martedì 23 giugno 2020

Stati Generali, censura e attese del Domani

Ieri la settimana è iniziata con una nuova newsletter del diretòr sulla conclusione degli Stati Generali, ma soprattutto con il ritorno di Carlo De Benedetti a Otto e mezzo per parlare di Domani.

Collegato con Lilli Gruber, l’Ingegnere ha raccontato di aver rilasciato un’intervista a Il Sole 24 Ore sulla sua nuova avventura editoriale che, dopo la newsletter di Stefano Feltri su Carlo Bonomi, ha visto il quotidiano di Confindustria decidere di non pubblicarla. Un autogol di dimensioni ciclopiche per il quotidiano in carta color salmone, giustamente cavalcato dall’editore intervistato per ribadire come il suo nuovo giornale – che come noto dopo la fase di start-up passerà la proprietà a una Fondazione «guidata da personalità del mondo della cultura, del sociale e del giornalismo internazionale» – si distinguerà nettamente da tutti gli altri nella storia del nostro Paese. Ospite in studio anche Antonio Padellaro, che ha chiosato: «Una voce in più nel panorama dell’informazione ben venga... e poi volevo far notare una cosa: che il nuovo direttore Stefano Feltri è stato con noi fin dall’inizio della fondazione e quindi Il Fatto Quotidiano è una ottima scuola di giornalismo».

Terminata la puntata, l’account Twitter di Domani ha scritto «Stasera ci state scrivendo in tanti, nei messaggi privati, qui, su Facebook e su Instagram, soprattutto per sostenerci», rinviando al sito che raccoglie le newsletter: facile intuire che molti hanno scoperto o voluto approfondire i dettagli per saperne di più sul nuovo quotidiano in preparazione (anche il nostro account si è visto aumentare di decine di follower nel giro di un’ora). Commenti e apprezzamenti sono proseguiti anche oggi: qui sotto il colonnino che sintetizza la vicenda sul Fatto:

Stamattina è poi arrivata un’altra newsletter, dove fra l’altro il diretòr scrive: «Mai come in questo momento è stata importante una informazione precisa e capace di andare oltre gli schemi consolidati. Perché una lettura superficiale della crisi può spingere a investire miliardi dove non servono e a lasciare scoperte le fasce più deboli, quelle che invece meritano la maggiore tutela».

Come ribadito nella prima riunione su Zoom con oltre 150 fra gli abbonati Fondatori (qui il nostro reportage esclusivo), il nuovo giornale avrà in particolare 4 aree di approfondimento: Ambiente, Salute, Lavoro e Disuguaglianze. Motivi in più per aspettare il Domani...

sabato 20 giugno 2020

Avanti adagio (e bene, che è più importante)

Prosegue sottotraccia il lavoro per il Domani: per chi vuol saperne di più, abbiamo scovato una bella intervista di tre anni fa a Beppe Cottafavi, che coordinerà la cultura.

Intanto, dopo un’altra apparizione del diretòr – in un paio di occasioni apparso senza occhiali, per i più feticisti – ieri sera nella seconda metà di Stasera Italia sui temi d’attualità (con qualche screzio di troppo fra gli ospiti che infatti non nominiamo, tanto per mettere in mostra l’ego anziché aiutare la comprensione degli spettatori), stamattina è arrivata nelle caselle la nuova newsletter con una riflessione centrale: «Raccontare il virus e la Cina sarà una delle grandi sfide di Domani. Per seguire la pandemia non basta affidarsi al verbo degli esperti».

Appare ormai chiaro che «La pandemia è una sfida politica, ma anche giornalistica: bisogna capire i dati, rimettersi a studiare, sviluppare una capacità di giudizio autonoma che permetta ai giornalisti di non essere in balia di oracoli da talk show o propagande governative varie». La situazione ha avrà una diretta conseguenza sul giornale: «Per questo abbiamo costruito una redazione fatta di persone che in gran parte ha avuto esperienze di giornalismo all’estero o con media internazionali», colleghi «già esposti alla complessità del mondo che cercheranno di raccontarvi ogni giorno e hanno competenze che li rendono capaci di farsi un’idea autonoma invece che riprenderla da qualche comunicato stampa di governo o copiarla da un giornale straniero».

Interessante il post-scriptum: «Ieri abbiamo discusso la prima bozza di progetto grafico della versione digitale e di quella cartacea di Domani. È stata una riunione entusiasmante: vi posso assicurare che non c’è niente di simile in circolazione». Sarà pretattica, ma con ogni probabilità anche la realtà: verificheremo presto.

venerdì 19 giugno 2020

Attese e commenti sul Domani

Spulciando fra i commenti alle 12 newsletter inviate finora dal diretòr – tralasciando Twitter, dove purtroppo la stragrande maggioranza delle risposte non entra nel merito e si attorciglia in una spirale confusa e autoreferenziale – in attesa del sito definitivo e del Domani cartaceo, si leggono non poche curiosità interessanti.

A parte gli apprezzamenti convinti («Era da tempo che non leggevo un punto di vista lucido e innovativo», «lo stile e il contenuto di questo articolo mi fanno ritenere di aver fatto bene ad abbonarmi») e qualche critica ragionata (che pure segnalano passione e ci sembrano comunque reazioni positive), ci ha colpito chi un commento per cui «il Domani di ieri» sono stati il Giornale, la Repubblica, «per qualche emozionante istante» anche Il Foglio e pure Il Fatto Quotidiano: «Uomini e giornalisti che hanno stampato su carta il loro carattere, il loro pensiero le loro idee, costruite sul comune sentire e sul buon senso del loro tempo e dei loro luoghi, di rado sdraiati su visioni monomarca. Con loro e su di loro sono maturato, ho fondato i miei accordi e disaccordi, ho imparato a pensare con la mia testa. Spero in questo Domani, che possa, in chiave moderna, portarci nuove suggestioni, e soprattutto ascoltare le persone comuni che per quanto facciano molto poco notizia, rimangono pur sempre la parte vitale d’Italia».

Qualcun altro si è spinto a dare consigli sull’aspetto grafico che, volenti o nolenti, è da tempo importante tanto quanto il contenuto (chiedere a Pippo Civati): «titoli ben combinati che permettano di raccontare senza sbrodolare; un’impaginazione semplice ma non banale, se possibile elegante, senza ghirigori e barocchismi; corpi tipografici decenti per la lettura ma non spampanati o con interlinea esagerata; firme senza fotine dell’autore accanto, e uguali, in grandezza, per commenti, articoli e inchieste; un’omogeneità di formule grafiche: come scrivere le interviste, come indicare i titoli dei film, dei libri o delle trasmissioni tv, quali virgolette usare, apici o caporali, contenimento delle parentesi e dei trattini; attenzione rigorosa ai nomi stranieri e agli accenti; pezzi passati con cura da chi fa lavoro redazionale». Sono, ahinoi, considerazioni tutt’altro che peregrine e che – pur provenienti da un operatore del settore, giornalista da decenni – dicono molto della confezione con cui troppi giornali cartacei e on line di oggi si presentano ai lettori...

Ecco perché è bello anche leggere chi dice che «Alcune indiscrezioni hanno acceso in me il più sincero entusiasmo» perché «C’è bisogno come dei tamponi di qualcuno che sparigli, che porti aria fresca». L’attesa per Domani rimane mista a tanta curiosità, ma presto ne sapremo di più.

giovedì 18 giugno 2020

Tra industriali e poveri

Mentre a Villa Pamphilj si tengono gli Stati Generali, tra «Odore dei soldi (tanti, almeno sulla carta), corporazioni scatenate, “democrazia negoziale” all’incasso» (per citare Paolo Madron), in questi giorni Domani ha spedito due nuove newsletter.

Nella prima, il diretòr scrive esplicitamente: «A una cosa gli Stati Generali sono serviti: a rendere palesi le mire della lobby guidata da Carlo Bonomi che punta ai soldi in arrivo dall’Ue. E che vuole decidere al posto della politica» (cosa peraltro non nuova).

Nella seconda, che «Il reddito di cittadinanza non ha abolito la povertà, ma i primi numeri ufficiali ci dicono cosa fare per limitare i danni della crisi. Una questione più importante delle polemiche».

La conclusione è forse la parte più interessante: «Se vi interessa la rissa politica, avete già molti siti e giornali con cui divertirvi. Se volete capire qualcosa di più e seguire i numeri invece che le dichiarazioni, l’appuntamento è con Domani». Ci auguriamo sia davvero così, perché è esattamente il motivo per cui c’è bisogno di un altro giornale. L’attesa emerge anche dai commenti sotto le newsletter (che aumentano la curiosità nel leggerle), fra cui cè chi opportunamente scrive: «Vorrei che Domani andasse oltre analisi, inchieste e denunce: da 30 anni accompagnano il degrado e il declino del Paese e i loro autori imbiancano senza vedere effetti reali».

Nelle brevi risposte Feltri buttà lì «Del referendum ne riparliamo presto», dopo aver rivelato a Enrico Cisnetto che sta scrivendo un altro libro. Tra l’altro, con oggi il direttore ha terminato la quarantena domestica dopo il suo ritorno dagli Stati Uniti: siamo quindi alla vigilia di vederlo presto in una location diversa dal suo scorcio di casa romana in cui è apparso durante queste settimane...

lunedì 15 giugno 2020

La memoria di ieri, per oggi e... Domani

Dopo aver partecipato ieri sera a Stasera Italia Weekend da Veronica Gentili sulle scosse interne al Movimento 5 Stelle, oggi Stefano Feltri ha mandato la nuova newsletter di Domani con alcune tra le riflessioni più interessanti sul tema della memoria (evocato da un abbonato nella primissima riunione su Zoom, sabato scorso) con i recenti sfregi delle statue tra USA ed Europa: un argomento tanto affascinante quanto complicato, purtroppo in gran parte presente sui media e sui social nostrani con le consuete radicalizzazioni da tifosi uguali e contrarie... Anche su questo contiamo che Domani saprà distinguersi non con “cerchiobottismi” tardo-democristiani ma con analisi e riferimenti di peso (e in effetti l’inizio pare incoraggiante: ma occorre sempre tenere alta la guardia anche con sé stessi, ahinoi).

A pochi giorni dalla fine della quarantena domestica dopo il suo ritorno da Chicago («come prevede la legge, ma solo su base volontaria, non ci sono controlli di alcun genere»), stamattina il diretòr è poi apparso a Omnibus con la brava Alessandra Sardoni: un altro piccolo pedaggio anche se in un ambiente ben diverso da altri: in studio pure Paolo Mieli per far conoscere a una platea più ampia la nuova avventura editoriale in preparazione, stante la perdurante centralità della televisione (seppur intrecciata alle interazioni sul web, anche solo per commentarla) nel sistema dei media italiani.

Nel frattempo oggi pomeriggio il Feltri bravo e non parente sarà anche nella War Room di Enrico Cisnetto, alle ore 17.30 in diretta Facebook, YouTube e sul sito ufficiale: dopo la sua conclusione lo riportiamo qui sotto, anche perché il diretòr racconta brevemente la sua esperienza statunitense e nel finale butta lì con nonchalance che sta scrivendo un nuovo libro: buona visione!

domenica 14 giugno 2020

Metti un pomeriggio su Zoom col direttore

E finalmente, dopo le dirette “in chiaro” dalla redazione a la Repubblica negli ultimi 6 anni della direzione di Ezio Mauro e dal 2013 con gli abbonati a Il Fatto Quotidiano, è avvenuto il nuovo passo italiano d’interazione tra giornali e lettori: come da programma, ieri pomeriggio i primi abbonati a Domani hanno infatti partecipato su Zoom a una prima riunione con il direttore e i primi collaboratori, potendo porre domande “per alzata di mano”, suggerire inchieste e approfondimenti, nonché rispondere a brevi domande anonime sui partecipanti... con un’interattività (seppur a distanza, e complice la maggior familiarità dovuta alla pandemia) mai avvenuta nel nostro Paese.

Come sempre in questo tipo d’incontri, soprattutto nelle fasi iniziali si è visto un po’ di tutto: questioni un po’ risapute e qualche sintesi un po’ troppo veloce, piccole promozioni del proprio lavoro nel chiedersi sinceramente che cosa poter offrire alla nuova avventura, nonché l’emozione di tanti anche solo di vivere “dal di dentro” un avvenimento a suo modo storico. Tra gli oltre 150 partecipanti poco più di un terzo ha reso visibile il proprio volto e nominativo: tutto sommato prevedibile, compresi gli inevitabili curiosi e infiltrati, come la solita Guia Soncini e il suo gusto di sbirciare per poi raccontare con gli usuali birignao (ce ne faremo una ragione).

Nell’introduzione Stefano Feltri presenta Serena Vitale (la primissima assunta dall’Editoriale Domani) in collegamento con Daniele Erler alla guida tecnica dell’incontro e dopo pochi minuti già con cento abbonati connessi inizia la riunione («Sono appena arrivato dagli Stati Uniti e non sopporto il quarto d’ora accademico»). Il direttore racconta molto brevemente la propria esperienza, di ritorno con il collegato Simone Cavallaro dallo Stigler Center dell’Università di Chicago dall’agosto scorso (dov’era andato dopo 10 anni al Fatto), per ricevere lo scorso 25 aprile la chiamata di Carlo De Benedetti che ha creato una S.p.A. come unico socio senza più altri interessi e una Fondazione  guardando ai tempi lunghi, così da mantenere indipendenza: una “terza via” rispetto agli editori “impuri” e ai giornali di proprietà dei giornalisti che sono finora le due strade percorse in Italia.

Come annunciato più volte, Domani sarà un giornale web (in versione “free” per tutti con notizie light su tutto e “premium” integrale per abbonati) e soltanto in seguito cartaceo compreso nell’abbonamento («con ciò che è interessante leggere su carta»), che sarà chiuso «tra le ore 17 e le 19 senza l’assillo delle ultime notizie che tanto andranno sul sito, perché scegliamo noi i nostri tempi e la nostra agenda» e a Milano e Roma potrebbe riuscire a essere consegnato a casa o a edicole di riferimento. La particolarità saranno le inchieste più richieste dai lettori, approvate dalla redazione e su cui poi raccolgono i soldi «per evitare le “furbate” di chi vorrebbe un’indagine sul vicino di casa»: a questo l’editore raddoppia il budget («per non andare a scrocco») e si discute con meeting separati sulle 4 aree principali (Ambiente, Lavoro, Salute, Disuguaglianze), così da non sprecare risorse e scrivere di argomenti che interessano davvero.

Dopo la mezz’ora d’introduzione, si dà spazio a un’ora e mezza di domande, con interventi in video e la chat che scorre a lato in cui si aggiungono altri dettagli: il giornale non avrà distinzioni in sezioni «perché ingabbiano» ma semmai una scansione in Fatti (le spiegazioni sul tema del giorno), Analisi (non molto praticate in Italia per approfondire capire cos’è successo), Idee (fornendo ispirazioni in quel che negli USA chiamano “food for thoughts”). Feltri specifica che «Non faremo pezzi specifici ma grosse storie locali da trattare come nazionali», così come lo sport sarà raccontato attraverso storie accattivanti in grado di interessare tutti (qualcuno cita Sfide di Rai 3 che è un buon esempio). Inoltre «Cercheremo di avere una piattaforma integrata che possa raccogliere i social e proporre inchieste e lezioni ad esempio su Instagram, che finalmente anche in Italia ha dimostrato che c’è spazio al di là del mero intrattenimento». Si pensa anche a un’app e a un podcast di news da 20 minuti (che Oltreoceano raccolgono anche milioni di ascoltatori ma da noi fanno pochi ricavi, con rassegne stampa che durano almeno un’ora), nell’ottica di «provare tutto, ma tutto dev’essere sostenibile».

Nella quindicina d’interventi totali – un sondaggio anonimo dà un 12% collegato dall’estero, un 49% che s’informa soprattutto dallo smartphone, un 42% interessato all’area Disuguaglianze e al 24% la fiducia nel direttore nella scelta determinante di abbonarsi – si alternano un giornalista in pensione secondo cui oggi (come sempre, del resto) «Serve identificarsi oltre che informarsi» (e Feltri approva: «I giornali sono un modo per una narrazione condivisa») e una ricercatrice all’estero da 11 anni che vuole «un giornale costruttivo e non di frustrazione», oltre ad altre rivelazioni del direttore: «Stiamo cercando un modo di offrire il giornale gratis ai più giovani, avremo un’editorialista di 21 anni e uno stagista che è collegato e ha 22 anni».

Prima dei saluti una frase di Feltri riassume la scelta obbligata, ma anche un’opportunità che molti attendevano: «Non faremo tutto, all’inizio solo poche cose ma buone, poi si vedrà». Subito dopo, notiamo (e ritwittiamo) un bel tweet che dice molto se non tutto:

venerdì 12 giugno 2020

Nuovi dettagli sul Domani

Prevedibilmente con pochi interventi (e un orribile sfondo “speculare” come un selfie rovesciato) l’apparizione del direttore ieri sera da Vespa, mentre ben più interessante la sua intervista oggi alla newsletter settimanale Ellissi.

Rispondendo via e-mail a Valerio Bassan, Stefano Feltri scrive: «Puntiamo esattamente a lettrici e lettori, in questo ordine: i giornali sono fatti da uomini e per uomini, le redazioni sono a dominanza maschile. E questo, tra le tante conseguenze negative, è che il racconto della realtà segue schemi tipicamente maschili: tutto diventa una partita di calcio» e «Al di là del genere, puntiamo ovviamente in prima battuta ai lettori di giornali che ancora vanno in edicola e si abbonano: Domani non sarà un “secondo giornale”, sarà un giornale necessario», con un’attenzione in più: «La vera sfida però è conquistare o riconquistare chi i giornali ha smesso di comprarli o non li ha mai comprati», in particolare «parlare dell’élite italiana, ma soprattutto a quella che ha fatto carriera all’estero, rimane legata all’Italia ma non trova un ponte per essere parte della discussione collettiva sul Paese». Con nuovi dettagli sulla squadra: «Delle strategie e dei progetti di sviluppo ci occuperemo io e Stefano Orsi, il nostro direttore generale, che ha una grande esperienza manageriale in una grande società come Armani. Abbiamo poi affidato a un giornalista, Daniele Erler, il compito di sviluppare nuove idee e modelli di business».

Ulteriore informazione ancora dal buon Marco A. Capisani su Italia Oggi: il data editor Filippo Teoldi (collaboratore di Columbia University e Wall Street Journal, per dire), fondamentale per importare dagli esempi americani (per citare ancora l’intervista di Feltri a Ellissi) quella «chiarezza espositiva e l’uniformità stilistica che rendono i giornali più fruibili dei nostri ancora scritti in un “giornalese” sempre più lontano dal linguaggio comune»:

 

Nel frattempo, le 6 interviste al presidente del Consiglio in prima pagina su 6 diversi quotidiani di oggi ha fornito un formidabile assist al direttore per spiegare nella nuova newsletter «perché c’era bisogno di un altro giornale». A questo si aggiunge il debutto su Instagram, pressoché inevitabile per raggiungere il pubblico dei venti-trentenni. 

E ormai ci siamo: Domani l’attesa prima riunione degli abbonati su Zoom: subito a seguire, il nostro report esclusivo.

giovedì 11 giugno 2020

Domani, qualche dettaglio in più

Agli oltre 700 abbonati a Domani, il giornale che ancora non c’è ma che già suscita grandi aspettative, è giunto l’invito con la password per la riunione su Zoom di sabato prossimo: c’è ancora tempo fino a domani, venerdì 12, per poter abbonarsi e partecipare al primo incontro in una forma inedita di partecipazione tra la redazione di un giornale e i suoi lettori, implementando quanto avvenuto in Italia soltanto (se non andiamo errati) nelle dirette di Repubblica per qualche anno ai tempi di Ezio Mauro e di recente con gli abbonati a Il Fatto Quotidiano: qui però si potranno porre domande “per alzata di mano”, proporre inchieste e approfondimenti, con un’interattività (seppur a distanza) che aumenterà di livello come mai prima d’ora nel nostro Paese.

Nel frattempo il direttore ha partecipato a un’intervista di una dozzina di minuti, sull’attualità italiana e la nuova forma di giornale tra web e cartaceo con queste interazioni inedite, nel programma su YouTube A casa con di Andrea Picardi, direttore Comunicazione dell’I-Com, l’Istituto per la Competitività fondato nel 2005 con sede a Roma e a Bruxelles.

mercoledì 10 giugno 2020

Domani è ancora più vicino

Fervono i preparativi e aumenta l’attesa del Domani, centellinando le notizie prima di svelare completamente i piani e mentre, oltre ai tradizionali “in bocca al lupo” dai colleghi giornalisti (perfino Mario Giordano), arrivano anche endorsement da firme di grido come Federica Angeli.

Oggi la nuova newsletter del direttore ha annunciato per il prossimo sabato 13 alle ore 15 la prima riunione su Zoom con gli oltre 700 abbonati (quelli iscrittisi fino al giorno prima) e intanto Linkiesta fa altri nomi succosi per la redazione, come Stefano Vergine (accanto al duo di mastini Fittibaldi & Tizian alla vicedirezione), Mattia Ferraresi (caporedattore) e Nicola Imberti (suo vice), Alessandro Luna, Davide De Luca e Daniela Preziosi.

Nel frattempo, dalla sua quarantena dopo il ritorno da Chicago, Stefano Feltri ha concesso una breve intervista telefonica a Sud Reporter e domani sera sarà su Rai 1 a Porta a porta, che da tempo non è più «la terza Camera del Parlamento italiano» (come la definì Giulio Andreotti nella primavera 2001), ma di certo ha ancora la capacità di attrarre pubblico e soprattutto ospiti di peso: a discutere con lui dell’attualità politica e di Domani ci saranno infatti Maurizio Molinari e Matteo Salvini... e noi non potremo esimerci dal tenere un altro #LiveTweeting!

martedì 9 giugno 2020

Costruire insieme il Domani

«Abbonati e giornalisti freelance fanno le proposte, i Donatori le finanziano, il giornale integra le risorse e poi insieme decidiamo su quali progetti investirle»: così iniziava la newsletter di ieri (come sempre tutta da leggere), mentre Stefano Feltri faceva la sua prima apparizione da direttore di Domani nella puntata di Otto e mezzo: qui i due minuti più interessanti sulla sua nuova avventura editoriale (rintuzzando alla Gruber: «Non sarà né Il Fatto Repubblica: loro fanno bene il lavoro che fanno, noi faremo un prodotto diverso»).


Oggi tocca invece a Italia Oggi annunciare in una breve intervista a Feltri che tra le firme “fuori quota” rispetto alla generazioni di trentenni per la cultura ci sarà Beppe Cottafavi, scrittore ed editor per Mondadori (che ha 65 anni).

 

Nel tardo pomeriggio Dagospia ha poi svelato altri due “over 35”: nientemeno che Emiliano Fittipaldi (che sarà vicedirettore) e Giovanni Tizian (capo della cronaca). Ma il nuovo sito web e la versione cartacea vedrà anche numerosi freelance proporre progetti di inchiesta alla redazione che li valuterà e li discuterà con gli abbonati: «Il nostro lavoro sarà di analizzare fattibilità e costi. Poi faremo decidere agli abbonati quali progetti finanziare con le risorse disponibili. Il giornalista che realizzerà il suo progetto dovrà anche tenere informati abbonati e Donatori sui suoi progressi, fino alla pubblicazione del lavoro finale».

Nel frattempo, chi si abbona entro venerdì 12 giugno sul sito provvisorio potrà partecipare già sabato 13 a una prima riunione a distanza su Zoom... «È la stampa, bellezza!» (aggiornata a oggi... al di là dei virus, biologici e informatici).

domenica 7 giugno 2020

Il razzismo di oggi e le parole di Domani

«I razzisti sono sempre gli altri», scrive nella newsletter di oggi il direttore. «Non possiamo dire di capire fino in fondo cosa pensano, cosa sentono, le migliaia di americani che da oltre dieci giorni stanno protestando per la morte di George Floyd, soffocato da quattro poliziotti di Minneapolis senza ragione alcuna (vedi foto qui sopra)».

«Le parole sono importanti», direbbe qualcuno: e Stefano Feltri fa una riflessione su come «Ognuno ha le sue responsabilità. Inclusi i giornalisti», concludendo che «le parole non sono neutre, il politicamente corretto a volte è stucchevole, ma il suo rifiuto disinvolto può essere molto dannoso». 

Come sempre, tutto il pezzo è da leggere, anche e forse soprattutto per la conclusione: «Domani finalmente vi spiego come funzioneranno le inchieste decise dai lettori. E per chi è interessato a saperne di più su Domani: parteciperò anche alla trasmissione di Lilli Gruber Otto e Mezzo, su La7». 

E quindi, appuntamento a... domani.