giovedì 18 giugno 2020

Tra industriali e poveri

Mentre a Villa Pamphilj si tengono gli Stati Generali, tra «Odore dei soldi (tanti, almeno sulla carta), corporazioni scatenate, “democrazia negoziale” all’incasso» (per citare Paolo Madron), in questi giorni Domani ha spedito due nuove newsletter.

Nella prima, il diretòr scrive esplicitamente: «A una cosa gli Stati Generali sono serviti: a rendere palesi le mire della lobby guidata da Carlo Bonomi che punta ai soldi in arrivo dall’Ue. E che vuole decidere al posto della politica» (cosa peraltro non nuova).

Nella seconda, che «Il reddito di cittadinanza non ha abolito la povertà, ma i primi numeri ufficiali ci dicono cosa fare per limitare i danni della crisi. Una questione più importante delle polemiche».

La conclusione è forse la parte più interessante: «Se vi interessa la rissa politica, avete già molti siti e giornali con cui divertirvi. Se volete capire qualcosa di più e seguire i numeri invece che le dichiarazioni, l’appuntamento è con Domani». Ci auguriamo sia davvero così, perché è esattamente il motivo per cui c’è bisogno di un altro giornale. L’attesa emerge anche dai commenti sotto le newsletter (che aumentano la curiosità nel leggerle), fra cui cè chi opportunamente scrive: «Vorrei che Domani andasse oltre analisi, inchieste e denunce: da 30 anni accompagnano il degrado e il declino del Paese e i loro autori imbiancano senza vedere effetti reali».

Nelle brevi risposte Feltri buttà lì «Del referendum ne riparliamo presto», dopo aver rivelato a Enrico Cisnetto che sta scrivendo un altro libro. Tra l’altro, con oggi il direttore ha terminato la quarantena domestica dopo il suo ritorno dagli Stati Uniti: siamo quindi alla vigilia di vederlo presto in una location diversa dal suo scorcio di casa romana in cui è apparso durante queste settimane...

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