sabato 20 giugno 2020

Avanti adagio (e bene, che è più importante)

Prosegue sottotraccia il lavoro per il Domani: per chi vuol saperne di più, abbiamo scovato una bella intervista di tre anni fa a Beppe Cottafavi, che coordinerà la cultura.

Intanto, dopo un’altra apparizione del diretòr – in un paio di occasioni apparso senza occhiali, per i più feticisti – ieri sera nella seconda metà di Stasera Italia sui temi d’attualità (con qualche screzio di troppo fra gli ospiti che infatti non nominiamo, tanto per mettere in mostra l’ego anziché aiutare la comprensione degli spettatori), stamattina è arrivata nelle caselle la nuova newsletter con una riflessione centrale: «Raccontare il virus e la Cina sarà una delle grandi sfide di Domani. Per seguire la pandemia non basta affidarsi al verbo degli esperti».

Appare ormai chiaro che «La pandemia è una sfida politica, ma anche giornalistica: bisogna capire i dati, rimettersi a studiare, sviluppare una capacità di giudizio autonoma che permetta ai giornalisti di non essere in balia di oracoli da talk show o propagande governative varie». La situazione ha avrà una diretta conseguenza sul giornale: «Per questo abbiamo costruito una redazione fatta di persone che in gran parte ha avuto esperienze di giornalismo all’estero o con media internazionali», colleghi «già esposti alla complessità del mondo che cercheranno di raccontarvi ogni giorno e hanno competenze che li rendono capaci di farsi un’idea autonoma invece che riprenderla da qualche comunicato stampa di governo o copiarla da un giornale straniero».

Interessante il post-scriptum: «Ieri abbiamo discusso la prima bozza di progetto grafico della versione digitale e di quella cartacea di Domani. È stata una riunione entusiasmante: vi posso assicurare che non c’è niente di simile in circolazione». Sarà pretattica, ma con ogni probabilità anche la realtà: verificheremo presto.

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