sabato 2 ottobre 2021

Vigilia di voto, con tanto di “DopoDomani”

20° Domani cartaceo da 32 pagine (il primo a 2,50 euro anche se chi ha comprato i primi 2 facoltativi in edicola per diversi giorni aveva speso la stessa cifra), ancora con la presenza del supplemento DopoDomani stampato in abbinata obbligatoria al centro (e pagine in numeri romani), tornato al sabato per le elezioni amministrative. 

Il 270° numero dell’anno inizia con un editoriale di Ignazi sulle «nostalgie pericolose» del fascismo la cui impronta «non si cancella mai» e un’apertura di Tizian sulle indagini di Milano per i finanziamenti illeciti al partito di Meloni, fotografata con il “Barone nero” al centro dell’inchiesta di Fanpage trasmessa giovedì sera a PiazzaPulita su la7 che ha fatto scoppiare il caso. In manchette, il promo con la copertina dell’inserto DopoDomani, di cui appare la testata e viene esaustivamente indicato «All’interno di questo numero lo speciale sulle elezioni» (tutto perfetto, finalmente). 

All’interno le 7 brevine de La Giornata e Tornago da Verona sulle dimissioni preventive del funzionario leghista nominato da Durigon proseguono i Fatti, poi con De Luca sulla consolazione per la destra del finto abbraccio Meloni-Salvini, 2 pagine di inconsueta intervista “classica” (con le domande in neretto) di Cuperlo a Sabrina Ferilli su Raggi, PD e sinistra, Merlo (apparsa ancora a Fuori dalla bolla) sui “disegni criminosi” che hanno portato all’aumento della pena di Mimmo Lucano accanto (siglata «Giu. Me.») alle reazioni dei magistrati alle parole di Letta, l’esordio di Melissa Alessi da Riace (RC) sulla solidarietà all’ex sindaco e De Monticelli sulla «condanna grande quanto la speranza che uccide», per chiudere con Ricciardi sul corteo dei Fridays for Future a conclusione del Youth4Climate e Fontanelli da Milano sul caro bollette e «Perché serve un’Unione europea dell’elettricità». 

Dopo l’inserto di cui parliamo più avanti, Maccaferri da Londra sull’onda lunga della Brexit che «spinge i laburisti verso il centro» apre le Analisi,

poi con 5 lettere (senza risposte) e Meletti sulle banche che in Italia «falliscono ma non è mai colpa di nessuno», Penati sull’auto che «si prepara alla transizione e il conto finale non sarà basso», chiudendo con Tedeschi da Torino su Pomigliano dove «anche nell’epoca di Stellantis resta soltanto il declino».

Lo scrittore Martin Caparrós (nella firma dell’articolo indicato con l’accento grave sulla O anziché l’acuto come giustamente nella didascalia...) che domani al festival di Internazionale a Ferrara presenta il suo libro La fine dell’era del fuoco apre le Idee raccontandolo in anteprima (anche se il titolo dell’articolo la chiama «età» del fuoco), accanto a Fabio Vassallo su «questa Settimana della Schadenfreude (il piacere provocato dalle disgrazie altrui, maggior export tedesco verso l’Italia)»,

seguito dal funambolico articolo Giammei sui nomi «se non fossero maschi né femmine» uscito nella sua nuova newsletter “Cose da maschi” — che non c’entra con quella di Wired, “Roba da femmine” — lo scorso mercoledì (con un’overdose di scevà o schwa) e infine Scarpa sull’imparare l’arte della contemplazione per salvare il pianeta (brillante recensione del nuovo film Il buco, premio speciale a Venezia). 

In ultima pagina, il promo con QR code delle newsletter con in primo piano “Mafie”. 

Al centro del giornale un nuovo DopoDomani cartaceo (il 19° dei 24 finora realizzati, anche se dopo i primi esperimenti... saltuariamente periodici sotto la testata si dice “Numero 20”), con copertina illustrata da Nardi sui «mille comuni in cerca di sindaco» (in totale sono 1342) alla vigilia delle elezioni amministrative «Dalla campagna alla città» (con tanto di nostra salace battutaccia), le prime dell’èra Draghi, tra «coalizioni impossibili, candidati impolitici, alleati che si azzuffano, leader che vogliono risorgere e ignoti tribuni della plebe». 

All’interno ci si concentra inevitabilmente sulle maggiori sfide metropolitane (dato che complici alcuni rinvii del 2020 a questa tornata si vota nelle 4 maggiori città del Paese più Bologna che è la settima, dopo Palermo e Genova secondo i dati Istat), con 5 articoli già editi di De Luca (compresi quello su Torino con Pagliassotti e quello su Milano con Melley), altri 5 di Salvatore Vassallo (con le mappe delle zone cittadine), un contributo inedito di 5 scrittori su 5 città al voto (Scego per Roma, Vladimiro Bottone per Torino, Alessio Forgione per Napoli, Bazzi per Milano ed Enrico Brizzi per Bologna) ancora illustrato da Nardi

e le pagelle di Ciconte & Panié dell’associazione Terra! sui candidati più in lizza «a pranzo dal sindaco». Chiude una – come al solito ottima – pagina del data editor Teoldi sulle amministrazioni uscenti per orientamento politico. In giornata, altri spunti e le nostre segnalazioni.

Nessun commento:

Posta un commento