venerdì 16 ottobre 2020

Domani «di 32 che lui ce n’ha» (cit.)

Si parte di spalla con un nuovo editoriale di Ilaria Cucchi, a pochi giorni dalla riapertura del processo sui depistaggi che hanno alimentato falsità sulla morte del fratello Stefano. In apertura Di Giuseppe approfondisce l’incredibile negligenza di Arcuri, sotto l’ormai abituale manchette Fai (facile che duri tutta la settimana come avvenuto in questo primo mese con Trenitalia e Grimaldi Lines, prima del “buco” con il QR code di Domani e poi l’UNHCR).

All’interno come sempre La Giornata riassunta in brevine e a fianco... l’inevitabile: il “nostro” De Luca che si occupa (insieme a Teoldi e i suoi grafici) del presidente campano De Luca (si ride per non piangere). Poi l’affare delle mascherine in Lazio ripreso dal duo di ferro Tizian & Trocchia, con un articolo in forma di lettera aperta a Calenda da parte di Cirinnà per sfidarsi alle primarie prima di correre da sindaco di Roma. La tragicomica situazione della «Giustizia formato Covid» è riassunta da Merlo, il processo Mps da Faieta, il vice di Santelli ad interim neo presidente della Calabria ancora da Merlo e quella di Renzi con lo stop sul voto ai 18enni da Preziosi, poi i Fatti chiudono con altri due esordienti: Gaetano De Monte sul dietrofront di Lamorgese e Nancy Porsia sull’arresto del capitano Bidja che riapre la guerra delle milizie in Libia.

Il redattore capo Ferraresi apre le Analisi con l’ennesima “October surprise” alla vigilia delle elezioni in USA, con il ruolo delicato dei social approfondito in taglio basso da De Luca. Quindi 5 lettere (senza risposte) e Meletti sul questore di Palermo e i vertici Eni e Mps che gli fan dire «gli anni di carcere non spaventano nessuno» (ma il titolo sul web è più preciso e tagliente), poi è il diretòr che torna sulla trattativa infinita per togliere Autostrade ai Benetton («la revoca era meglio della Cdp») e Seghezzi che preannuncia la tempesta perfetta di gennaio «tra seconda ondata e licenziamenti». Di seguito il vicedirettò Fittipaldi prosegue l’indagine sul cardinale Becciu («può riscrivere i rapporti tra Italia e Vaticano») e Ricciardi sulle leggi per i prodotti green, prima di un grande excursus dell’economista Felice illustrato da Campagna:

e accanto De Benedetti sul “Bauhaus” dedicato alla transizione green europea.

Le Idee (quasi tutte femminili) si aprono con uno spigliato pezzo di Giulia Pilotti su un’app californiana «il cui mantra è “un’amica può cambiarti la vita”», proseguono con uno di Claudia Durastanti costituito dalla postfazione alla nuova edizione de La piazza del diamante di Mercè Rodoreda

e l’esordio di Gabriele Ferraresi (non parente né del redattore capo di Domani né del sottosegretario italiano alla giustizia) sull’influencer per caso Mirko Scarcella, per chiudersi con la scrittrice Elisa Casseri sui 30 anni dell’esordio discografico di Vinicio Capossella, probabilmente il miglior autore italiano di questi decenni.

In giornata altri commenti noi compresi fino all’ora di cena con un’altra diretta Instagram del diretòr, con l’inquadratura che si sposta sui lontani Ferraesi & Imberti e Meletti che saluta accordandosi sulle ultime prima di andare a casa per il weekend. Diverse le chicche: Tra le domande estemporanee di chi seguiva la diretta, quando si tornerà a parlare di fumetti («L’ho chiesto a Tito Faraci, ma il virus ci prende a volte troppe pagine per parlare anche di altro, ci arriveremo»), se arriverà «l’editorialista ventenne» Sofia Viscardi («Siamo ancora in trattativa, con gli youtuber è come giocare a calcetto e invitare Cristiano Ronaldo, per darvi le dimensioni anche economiche dei rapporto»), che fine ha fatto lo stagista Alessandro Luna («Ha concluso lo stage e l’abbiamo rimandato a studiare, ma tornerà» e se Domani farà inserti («Riusciamo appena a fare un giornale, vedremo quando ci saremo stabilizzati, anche se in realtà c’è un programma top secret che si chiama DopoDomani...») e parlando con Meletti scopriamo che la sua “rubrica” di lunedì sarà sul linguaggio della ministra De Micheli che usa le stesse parole di Berlusconi («Un pezzo contro la De Micheli è sempre apprezzato», dice senza remore il diretòr).

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