sabato 7 novembre 2020

Domani 54, si balla (con anziani in Rsa e Casa Bianca)

Non è una discoteca o un romanzo di Wu Ming, ma sul 54° Domani cartaceo è tutto un saliscendi: già dall’editoriale in taglio alto del caporedattore Ferraresi sull’ovvia (tranne che per l’Italia) considerazione che «Biden dovrà rappresentare anche chi ha votato Trump», ma anche all’incredibile apertura del nuovo scoop di Trocchia sugli anziani italiani in Lombardia ancora minacciati dai malati Covid nelle Rsa... un’altra delle notizie che non commentiamo per evitare che ci chiudano il blog (per tacere del personaggio ritratto nella foto, peraltro efficace).

All’interno le 7 news de La Giornata e il punto di De Luca sul virus, seguito dall’esordio di Francesca Bellino con un reportage sugli hikikomori italiani (il fenomeno dei ragazzi che stanno sempre chiusi in casa, seppur con meno esempi che in Giappone) e la spiegazione di Seghezzi sul «perché le fabbriche non chiudono come a marzo». Una gran pagina di Ricciardi sulle scuole che cadono a pezzi (anche se «è un problema di edilizia» dopo i crolli a Salerno e Palermo il diretòr ha dovuto cedere e Domani non poteva non parlarne...) più un trafiletto siglato «Va. Ric.» sulla paura dei genitori precede una pagina politico-speculare, con un’altra inchiesta di Faieta-Fittipaldi-Tizian sull’inchiesta lombarda che tocca anche Renzi accanto a Faggionato su «L’ultima legge ad aziendam per Mediaset» (che come disse notoriamente D’Alema in visita nel 1996, «è un patrimonio per il Paese»). Si torna oltreoceano con Di Giuseppe e il titolo forse più efficace «Biden è già alla Casa Bianca ma Trump non vuole uscire», con l’ottimo approfondimento di Marco Tarchi sul populismo che non arretra a chiudere i Fatti.

Le Analisi si aprono con Igiaba Scego in una pressoché inevitabile incursione politica con esordio dell’illustratore Francesco Moretti (dallo stile a volte grottesco, ma non privo di fascino)

seguito dalla sempre preziosa (e brillante) Urbinati sulla manna di Trump per i commentatori italiani e dalle «due Americhe uscite da un romanzo di Philip Roth» tratteggiate da Passarelli:

Quindi è Penati a parlare della seconda ondata non di Trump ma del virus sull’economia italiana e Meletti a sbugiardare di nuovo il ministro De Micheli, poi 6 lettere (senza risposte) e il disastro delle regioni riassunto da Isaia Sales accanto a una foto emblematica dello “sceriffo” De Luca. Un lungo articolo a mo’ di sintesi-estratto del libro Tutte le colpe dei petrolieri permette di godere di una pagina firmata Marco Grasso e Stefano Vergine, a cui segue una riflessione sulla complessità dei filosofi Mauro Ceruti e Francesco Bellusci (soccorsi da un’illustrazione di Campagna, che in giornata si scatena sui social

e l’ennesima cronaca di Merlo sull’Anm.

Le Idee si aprono con un’intervista “vera” (con le domande in neretto) tra scienziate: la “prezzemolina” Chiara Valerio intervista Marco Malvaldi sul suo nuovo libro con una illustrazione di Strologo,

peraltro con il sommario che inizia come le didascalie di Domani con alcune parole in neretto, un feticismo grafico che ci fa tutt’altro che impazzire (oltre a introdurre occasioni di errore come capita troppo spesso nelle dida, ma tant’è)

poi ritorna “Zona franca” del misterioso Patrizio Bati sull’ex “re del porno” italiano Riccardo Schicchi (visto attraverso la segretaria Debora Attanasio, oggi giornalista per Marie Claire) e chiude l’esordio del ricercatore Matteo Stefanelli sul flop Quibi («la Netflix degli smartphone» durata 6 mesi). 

In giornata diversi spunti, fino all’ovvia esplosione di commenti internazionali (compreso un articolo audio e un’offerta speciale per un abbonamento annuale a Domani) dopo che la conta dei voti assegna la vittoria USA a Joe Biden e Kamala Harris:

fra cui segnaliamo i nostri feticismi: poi ritorna “Zona franca” del misterioso Bati sull’ex “re del porno” italiano Riccardo Schicchi (visto attraverso la segretaria Debora Attanasio, oggi giornalista per Marie Claire) e chiude l’esordio del ricercatore Matteo Stefanelli sul flop Quibi («la Netflix degli smartphone» durata 6 mesi). 

In giornata diversi spunti, fino all’ovvia esplosione di commenti internazionali dopo che la conta dei voti in USA assegna la vittoria a Joe Biden e Kamala Harris:

fra cui segnaliamo i nostri feticismi:

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