Stefano Feltri è tornato da Chicago il 3 giugno ed è a Roma «in
quarantena domestica, come prevede la legge, ma solo su base volontaria, non ci
sono controlli di alcun genere» al lavoro per «fare un giornale che interessi
davvero ai lettori, con informazione di qualità e con le risorse per produrla».
Tutta da leggere la sua newsletter di ieri,
utile anche ai giornalisti freelance: «Invece che spedirmi soltanto il vostro
curriculum, mandatemi
tre cose buone che avete fatto e tre idee da sviluppare».
E anzi, per chi ce lo chiede: non abbiamo nulla a che fare con Domani,
siamo solo curiosi di seguirne la nascita in diretta come mai avvenuto nel panorama nazionale. Per proposte di collaborazioni,
basta iscriversi alla newsletter e/o
scrivere a questo indirizzo e-mail... oltre al fatto che ci era sfuggita ma c’è anche una pagina su Linkedin.
Oggi, in questa Giornata dell’Ambiente il direttore ha rilanciato e affrontato
di petto il tema, scrivendo esplicitamente che «Anche i giornali, con parecchio
ritardo rispetto ai loro lettori, si sono accorti che il tema del cambiamento
climatico non può più essere trattato come la curiosa ossessione di qualche
minoranza» e affermando che «l’ambiente sarà una delle nostre priorità nella
scelta delle notizie, nelle inchieste, nelle analisi». Una
dichiarazione d’intenti di peso: aggiungendo che «l’ambiente
sarà uno dei quattro grandi temi di inchiesta ai quali ci dedicheremo nel
prossimo anno: giornalisti e lettori faranno le loro proposte
sulle questioni da affrontare, i Donatori potranno finanziare le inchieste sul
tema (per ogni euro raccolto, il giornale ne aggiunge un altro)
e gli abbonati sceglieranno quali progetti verranno realizzati».
Nel frattempo, in una risposta su Twitter che
gli chiedeva se Domani scriverà anche
di cultura, Feltri ha risposto: «Certo, ma in modo
diverso. Niente pezzi sulle conferenze stampa, niente mini-recensioni, poche
cose ma molto buone e con firme interessanti (presto qualcuna la annunciamo)».
Le premesse sono buone: vedremo gli sviluppi e il coinvolgimento
di lettori e collaboratori nei mesi prima dell’esordio di questo primo giornale italiano «che nasce digitale con la
carta e non cartaceo con il digitale», come dichiarato
dall’editore.
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